Agricoltura sinergica: un’attività innovativa e consapevole
Agricoltura sinergica: un’attività innovativa e consapevole
Parallelamente all’agricoltura 2.0 [vedi articolo] e alla vertical farm, arriva in Italia una nuova concezione di agricoltura, quella sinergica.
Accanto alle evoluzioni tecnologiche in campo agricolo si sta diffondendo anche un tipo di agricoltura che punta a sfruttare al meglio di spazi verdi, anche selvaggi, con un senso di cooperazione e rispetto profondo nei confronti della biodiversità e della terra stessa: si chiama agricoltura sinergica, è biologica, e si basa sull’autofertilità.
Nata in Spagna dall’idea dell’agricoltrice e permacultrice Emilia Hazelip, l’agricoltura sinergica ha sempre più consensi anche in Italia, soprattutto da parte di quelle generazioni di contadini e agricoltori affezionati alle antiche tradizioni, piene di saggezza e attenzione al mantenere l’equilibrio naturale degli elementi.
Il vantaggio è che ogni appezzamento di terra è potenzialmente un terreno coltivabile, pronto per essere trasformato in un orto o in un giardino. L’agricoltore sinergico ha bisogno di un breve corso di formazione per affinare tecniche e metodi precisi, ma soprattutto di acquisire una maggiore consapevolezza della materia prima, la terra, attuando nel rispetto della biodiversità e dell’ecosostenibilità.
Perché intraprendere questa attività? Perché il mondo sta cambiando: da un lato aumenta la curiosità verso nuove tecnologie, dall’altro c’è un avvicinamento alla natura e ad una nuova sensibilità, un bisogno di ristabilire quel contatto con il suolo che nei decenni scorsi è andato via via perdendosi, tornando alle origini.
Per praticare l’agricoltura sinergica è necessario sentire un’empatia molto forte con l’organismo terra/suolo. Realizzare la complessa ma straordinaria relazione microscopica tra le specie presenti su un suolo selvaggio vuol dire mantenere un equilibrio di salute del terreno in un’ottica di integrazione totale.
E’ così che la terra si trasforma in un giardino moderno, avvicinandosi a quella concezione di hortus antica e così, un appezzamento di terra, qualsiasi essa sia, può riempirsi di frutti ed erbaggi, commestibili e biologici, che in grosse quantità possono essere utilizzati in una cucina vegetariana e vegana, nel pieno rispetto degli animali, della natura e dei principi salutistici, come nel caso del foraging .
L’obiettivo finale dell’attività agricola non è la crescita dei raccolti, ma la coltivazione e il miglioramento degli esseri umani.
Masanoba Fukuoka